Cosa è successo il 4 maggio e il 13 giugno a Firenze.

Sul 4 maggio:

Il 4 maggio all’alba, la DIGOS di Firenze, con il contributo “informativo” dell’ufficio centrale dell’UCIGOS e dell’AISI (il servizio segreto interno) ha svolto un’operazione che ha portato a 22 perquisizioni, 17 obblighi di firma e 5 arresti domiciliari come misure preventive e cautelari . Il procedimento, ancora nella fase delle Indagini Preliminari, non si limita all’uso di queste misure cautelari ma rischia di coinvolgere ed allargarsi ad altre 78 persone indagate a vario titolo.

Il PM Tommaso Coletta, sostenuto da un dossier abnorme della polizia politica di Firenze ed il GIP Giacomo Rocchi, hanno avallato l’accusa di associazione a delinquere (art.416) finalizzata ad una serie di reati (instigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale, deturpamento e imbrattamento, manifestazione non autorizzata, resistenza a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio) per i presunti membri del gruppo “Spazio Liberato 400 Colpi” e per numerose altre persone impegnate nelle mobilitazioni e nelle proteste del movimento contro la riforma Gelmini tra il 2009 e l’inverno 2010. Tutte le persone coinvolte in questa operazione repressiva hanno partecipato attivamente nei propri ambiti di studio, di ricerca e di lavoro precario alle lotte sociali contro la cosiddetta “riforma Gelmini” ed hanno condiviso iniziative culturali, politiche e di solidarietà con tutte le realtà autonome e di base della città di Firenze. Sono nostri amici, compagni, colleghi, sono parte di noi, della quotidianità di quella parte di città che non accetta passivamente la progressiva mercificazione dei saperi, la distruzione dell’università e della scuola come luoghi di condivisione, di formazione, di crescita collettiva e personale. Sono parte di quelli che credono che Firenze come tante città d’Italia, sia antifascista nella memoria e nel cuore e che si sono opposti pubblicamente alle sfilate dei neo-fascisti, all’apertura delle loro sedi ed alla loro propaganda nefasta sia che venissero con la testa rasata o in doppiopetto. Condividono con molti milioni di persone nel mondo che la guerra e la repressione delle migrazioni siano delle pratiche inumane e per questo sono contro i CIE, credono che la città, come la terra sia un bene comune di chi ci vive e ci lavora e non una proprietà privata da sfruttare escludendo la maggior parte degli abitanti. “Sostieni firenze 4 maggio” è una campagna per rifiutare la criminalizzazione dell’opposizione politica e sociale e Firenze come nel resto del paese ed a favore della piena libertà dei 22 compagni e compagne di Firenze colpiti dagli arresti domiciliari e dalle limitazioni della libertà personale durante l’operazione della DIGOS di Firenze del 4 maggio 2011. E’ anche un’iniziativa contro il tentativo di trasformare in atti delinquenza dei gesti di protesta e di ribellione, delle relazioni di amicizia, collaborazione e discussione che sono patrimonio di tutto il movimento contro la distruzione dell’Università pubblica ad opera del Governo Berlusconi con la cosiddetta riforma Gelmini. Infine vorrebbe essere uno spazio di confronto pubblico e di discussione sulle forme della gestione della sicurezza pubblica e della repressione del dissenso oggi in Italia, per diffondere una consapevolezza critica, estendere la solidarietà, inventare insieme forme di resistenza e percorsi di liberazione collettiva.

leggi anche i tanti comunicati:

http://sostienifirenze4maggio.noblogs.org/comunicati-di-solidarieta/

 

Sul 13 giugno:

Già la retata del 4 maggio scorso aveva suscitato grande scalpore a livello cittadino e nazionale, con 5 arresti domicilari e 17 obblighi di firma: un tentativo evidente di frammentare il movimento, unito alla criminalizzazione mediatica di pratiche portate quotidianamente avanti dalle migliaia di persone scese in piazza durante le mobilitazioni di quest’anno.

A distanza di poco più di un mese la scena si ripete: stamani, 13 giugno, alle 6:30, 16 persone sono state svegliate da agenti della Digos nelle loro case. 6 di questi ragazzi sono ora agli arresti domicilari, con misure ancor più pesanti rispetto a quelle di maggio: non possono comunicare con nessuno, a meno che non viva nella loro stessa casa. A 9 è stato invece notificato l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria, cioè l’obbligo di andare a firmare nel commissariato di turno svariate volte a settimana; come se non bastasse un compagno di Milano è stato rinchiuso in carcere, a San Vittore, dopo aver partecipato alla manifestazione in solidarietà agli arrestati di maggio. In totale gli indagati e i denunciati, tra studenti universitari, medi e compagni/e di realtà cittadine sono più di 90.

Quello di stamani si è configurato come l’ennesimo attacco alla libertà personale di ognuno a manifestare le proprie idee. Quest’anno Firenze è scesa in piazza per una scuola pubblica e accessibile a tutti, per città dove sia possibile porsi contro porvvedimenti del governo di turno senza essere manganellati, per un paese dove non esistano “lager democratici” dove persone vengono rinchiuse e umiliate, perché la memoria degli anni del fascismo non lasci spazio alle nuove destre: Firenze è scesa in piazza per un mondo migliore.

Riteniamo sia importante continuare a portare questi temi nelle piazze, manifestare contro ciò che di questo mondo ci digusta e per ciò che in questo mondo vorremmo creare. Durante quest’anno, come negli scorsi, nelle strade di Firenze non eravamo in 90. Eravamo migliaia. Facciamo appello proprio a queste migliaia di persone che con noi hanno condiviso momenti di lotta e di aggregazione, perché in questo momento tornino a manifestare le proprie idee nelle piazze e nelle strade, e perché portino la loro solidarietà ai compagni e alle compagne colpiti da questi provvedimenti.

Un abbraccio ai compagni e le compagne arrestati, amici, fratelli, che proprio in questo momento non devono mollare.

Rete dei Collettivi Fiorentini

 

Nuovi arresti a Firenze. Non si ferma l’attacco repressivo contro l’opposizione politica e sociale

Non si ferma l’ondata repressiva nei confronti delle realtà politiche e sociali fiorentine. Questa mattina, esaurita la cosiddetta “operazione “400colpi”, la Digos ha proceduto all’arresto di 7 compagni/e e l’obbligo di firma per altri 9.
Di questi uno è stato rinchiuso nel carcere di San Vittore, e gli altri 6 agli arresti domiciliari.
Le motivazioni sono riconducibili ai comportamenti tenuti durante le manifestazioni in risposta agli arresti del 4 maggio.
Non vogliamo stare qui a disquisire sulla entità dei fatti per i quali sono state emesse le custodie cautelari, o se siano o meno troppo pesanti, ma ci interessa rilevare il quadro repressivo che da troppo tempo impunemente si dispiega su tutte le componenti sociali e politiche nella nostra città.
Il clima è cambiato e non ci vuole molto a capirlo, ma nemmeno può essere una facile semplificazione o una sua inconscia accettazione.
Hanno iniziato con gli avvisi orali per gli studenti, hanno proseguito con sei mesi di arresto per un semplice petardo, con gli arresti della famosa operazione 400 colpi, con gli obblighi di firma, con la presunta associazione a delinquere per giustificare le misure cautelari, per arrivare poi agli arresti di oggi. Trentacinque compagni/e tra studenti, militanti di centri sociali sono attualmente sotto misure restrittive, ovvero resi inoffensivi, privati della libertà individuale, ma allo stesso tempo privati della loro possibilità di essere in prima persona dentro le lotte di cui sono parte, e continuano ad esserlo al nostro fianco.

Firenze città aperta! Questo era lo slogan con cui veniva elogiata la Firenze del social forum. Se non pensavamo che lo fosse allora, è ben chiaro a tutti che ancor meno possa descrivere quella attuale.

Firenze città della repressione, degli spazi chiusi, delle piazze blindate, degli sgomberi dei richiedenti asilo, delle operazioni mediatiche ben funzionali alle strategie repressive verso le legittime richieste degli studenti. La città dove anche l’Ataf partecipa attivamente alla repressione con le denunce verso i manifestanti per interruzione di pubblico servizio.
Un clima in cui sarebbe un errore non sentirsi direttamente coinvolti per chiunque pensi che sia necessario non sottacere davanti alle ingiustizie, non fermarsi davanti ai divieti o alle nuove disposizioni restrittive quando le ragioni di chi lotta sono quelle della “giustizia”, quella vera. La giustizia che non nasce dai tribunali, dalle divisioni investigative, ma quella che da sempre anima le istanze di chi lotta in una fabbrica come in una scuola, nelle carceri e in quartiere.

SOLIDARIETA’ A TUTTI/E I COLPITI DALLA REPRESSIONE

Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
Cantiere Sociale K100
Collettivo Politico Scienze Politiche
Collettivo di Lettere e Filosofia



 

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